Il reclutamento nel minibasket: idee e proposte

Il reclutamento nel minibasket: idee e proposte

Vorrei iniziare questo articolo esponendo, in sintesi, alcune riflessioni che hanno dato il via al
progetto di reclutamento svolto negli ultimi anni dall’Associazione Sportiva Dilettantistica San Paolo
Basket, all’interno di diversi plessi scolastici di Cagliari e hinterland.

Fino ad agosto del 2014 abbiamo svolto le attività all’interno di un oratorio, condizione questa che ci
garantiva all’inizio di ogni nuova stagione sportiva, un importante numero di nuovi tesserati; questo
avveniva, per due motivi fondamentali: la disponibilità delle accoglienti strutture sportive che aiutavano e indirizzavano i genitori nella scelta e, in seconda istanza, la storia cestistica dell’Associazione.

Da settembre 2014, l’A.S.D si è ritrovata ad operare al di fuori dall’Oratorio, con tante difficoltà
logistiche che hanno generato un importante diminuzione delle nuove iscrizioni al centro minibasket e, conseguentemente, una lenta ma inesorabile riduzione delle attività “giovanili”, stimolando però nuove motivazioni e nuove idee per tenere in piedi il centro.

La scelta è stata quasi obbligata: “entrare nelle scuole”, da sempre descritte come bacino da dove
attingere per alimentare con nuovi iscritti le proprie associazioni sportive, ma anche luoghi
“complicati”, per via delle difficoltà gestionali e organizzative. Nella fase iniziale abbiamo progettato e portato a termine con tante difficoltà decine di progetti all’interno delle scuole senza che questi producessero i risultati sperati, in termini di reclutamento. I risultati, frutto delle esperienze fatte in passato, arrivano in questi ultimi anni, con un’ improvvisa crescita degli iscritti al centro minibasket.

Il progetto scolastico iniziale, teneva conto dei bisogni di un solo “attore”, l’A.S.D. stessa: con l’unico obiettivo di reclutare bambini per la disciplina svolta e trovare la disponibilità di istruttori per lo svolgimento del progetto, sottovalutando nella maggior parte dei casi gli altri due attori fondamentali: le famiglie e gli istituti scolastici con i loro bisogni e interessi reciproci.

La nostra idea di reclutamento è ripartita da qui, dalla consapevolezza che gli attori principali del
progetto debbano essere tre: ASD, famiglia e scuola. All’interno di questa presa di coscienza,
abbiamo costruito un progetto aderente ai bisogni di tutte e tre gli attori, senza tralasciare l’obiettivo
principale di creare un centro Minibasket di qualità capace di sostenersi anche economicamente.
L’altro punto di svolta, in accordo con la scuola e le famiglie è stato il coinvolgimento di una platea
ampia di bambini diversificando la proposta sportiva, introducendo e applicando il concetto di
“avviamento allo sport” e proponendo a tutti i bambini la scelta di altri sport quali l’atletica, la
ginnastica artistica, il calcio, ed il tennis, tutte discipline funzionali ad uno sviluppo omogeneo delle capacità cognitive, socio relazionali, motorio funzionali e tecniche, fondamentali nel minibasket.
Nessun bambino è trascurato, ogni bambino scopre e vive diverse discipline, in un arco di tempo ben definito che dalla prima elementare lo porterà alla terza media. Ed è proprio grazie a questo approccio che le scelte di ogni singolo ragazzino/a sull’attività da svolgere in futuro, saranno meglio ponderate.

Le due domanda che a questo punto sorgono spontanee sono: se non si lavora precocemente in
maniera adeguata sulle abilità tecniche rischiamo di non specializzarle in modo giusto? Con quali
competenze una ASD può svolgere un progetto multidisciplinare all’interno della scuola, visto che
possiede solo tecnici FIP?

Alla prima domanda, si può rispondere con un’altra domanda: se abbiamo sempre meno bambini in
palestra alla fine chi dovremmo specializzare? Mentre, per quanto riguarda la seconda domanda, vi descrivo come abbiamo affrontato il problema: abbiamo contattato e attivato nuove collaborazioni
con altre associazioni sportive affiliate ad altre federazioni che intendessero condividere con noi
questo progetto, mettendo a disposizioni i tecnici e le loro competenze nelle attività svolte nell’ambito del progetto scolastico e dando la possibilità ai bambini di conoscere oltre alla disciplina proposta anche l’eventuale futuro istruttore e associazione.

Questa modalità di reclutamento naturalmente è destinata principalmente alle “piccole associazioni
sportive”, che distribuite sul territorio affiancano al reclutamento, l’attività sociale.

Oggi, dopo anni di sperimentazione, introduciamo il termine “Reclutamento sociale”, per descrivere
una base “a rete” dislocata sul territorio e composta da tutte le associazioni sportive: “piccole”, “medie” e “grandi” le quali, attraverso un lavoro sinergico, riescano a garantire ai ragazzi/e di potersi esprimere nello sport fino ai massimi livelli.

Distinguiamo per dimensioni, organizzazione e storia le diverse tipologie di associazioni sportive
presenti nel nostro territorio di riferimento; le prime, quelle piccole, le più numerose e quindi
maggiormente dislocate sul territorio, offrono un contributo importante sia alla collettività che al
minibasket, reclutando capillarmente attraverso una serie di azioni nei “quartieri”, la maggior parte
dei piccoli cestisti. Poi ci sono le associazioni medie, che per storia, strutture e organizzazione, non necessitano di un grande lavoro per il reclutamento, ma di contro contribuiscono alla crescita del ragazzino mettendo a disposizioni competenze “diverse “rispetto alle prime, riuscendo in certi casi a portare a livelli medio-alti tutti quegli atleti che per tanti motivi lasciano le piccole associazioni dove sono cresciuti (qui potremmo aprire un dibattito ma non è questo il momento), per trovare emozioni e stimoli diversi.

Fino ad oggi, ahimè, il reclutamento solidale non ha avuto molto successo ed è avvenuto solo tra
quelle associazioni che nella maggior parte dei casi si sono ritrovate, per tanti motivi, in condizioni
di necessità. Il reclutamento solidale ha come base l’idea che il bambino non sia proprietà di nessuno e che ogni bambino che entra in palestra farà parte della grande famiglia della Pallacanestro; senza questi due principi assoluti a breve saremo costretti a giocare 2c2 e non più 3c3 come purtroppo avviene da un paio di anni a questa parte; non credo perché più divertente.

Per poter pensare di costruire un percorso del genere serve l’interesse generale, le risorse
economiche ed umane. Per quanto riguarda l’interesse, purtroppo non ho suggerimenti, mentre per quanto riguarda l’aspetto economico, riconosciamo che negli ultimi anni le principali istituzioni sportive, CONI, Sport e Salute e FIP, hanno investito risorse in questa direzione, promuovendo e finanziando progetti indirizzati verso la scuola e il multisport.

Per quanto riguarda le risorse umane e competenze riconosciamo la difficoltà di reclutamento anche per il ridotto numero di addetti ai lavori (vedi articolo sugli istruttori). Risulta evidente inoltre che le associazioni che più dovrebbero essere interessate a questi progetti sono quelle piccole, sia perché in quelle medie si va verso la specializzazione precocemente sia perché non ci sarebbero abbastanza risorse per svolgere in modo adeguato tutte le attività. Le piccole società invece potrebbero pensare a questo modello, “adottando” una o più scuole e lavorando con esse, utilizzando le risorse economiche messe a disposizione dagli organi sportivi e sociali ed investendo in competenze.

Alla fine, come ho menzionato all’inizio dell’articolo la nostra “piramide” sarà completa, alla base le piccole associazioni che lavorano sul territorio, in mezzo le medie da interfaccia e all’apice le grandi associazioni/società sportive che attraverso la specializzazione terminano il lavoro iniziato dalle prime con il reclutamento e formazione. Condivisione e solidarietà questi sono i due concetti base di un nuovo modello di reclutamento.

M&R